Valerian e la città dei mille pianeti
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(Valérian and the City of a Thousand Planets, Francia, USA, 2017
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Il regista:
Luc Besson.
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Genere e durata:
Fantascienza, Azione, durata 2h e 17'.
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Gli attori principali:
Dane DeHaan, Cara Delevingne, Clive Owen, Rihanna, Ethan Hawke, Herbie Hancock.
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La trama:
Anno 2740. Il Maggiore Valerian, agente governativo, e il sergente Laureline, sua fidata partner, vengono inviati in missione dal Ministro della Difesa nel caotico e intradimensionale Big Market del pianeta Kirian, allo scopo di mettere in salvo l'ultimo convertitore Mül rimasto. I Mül sono un popolo che si crede estinto, ma attorno al loro destino vige un misterioso segreto militare. E il mistero si fa più fitto quando Valerian e Laurelin raggiungono Alpha, la Città dei Mille Pianeti: un'enorme stazione spaziale minacciata dall'interno da una zona radiottiva in rapida espansione.
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Note:
Besson accarezzava l'idea di portare al cinema la graphic novel concepita da Pierre Christin e disegnata da Jean-Claude Mézièrs fin dai tempi de Il Quinto Elemento, ma solo ora la tecnologia a disposizione del cinema lo ha messo in condizione di realizzare quell'idea.
E di tecnologia ce n'è molta al servizio di Valerian e la città dei mille pianeti: il Big Market della grande sequenza sul pianeta Kirian "vende" essenzialmente quella, uno spettacolo di immagini che generano altre immagini in maniera potenzialmente infinita. Eppure questa sequenza, debitrice di tutte le space opera del cinema contemporaneo (così come la scena dell'ingresso a Alpha), sono meno interessanti di altre. L'inizio del film, per esempio, con l'immagine della principessa Mül che raggiunge la mente di Valerian durante il sonno e lì s'innesta, generando eventi, cioè narrazione, ci racconta meglio la genesi del processo creativo e porta in sé un seme di quel lungo inseguire l'idea di Valerian, con le immagini del fumetto in testa, che è stata l'esperienza del regista.
Besson è un romantico, lo è sempre stato: Valerian e Laurelin sono "due per la strada", impegnati in un corso di sopravvivenza prematrimoniale che li fa passare attraverso prove sempre più esigenti. E Besson è anche un regista che tende a pontificare e talvolta a sovraccaricare. In questo lavoro, invece, si mantiene dentro limiti ben tracciati: non c'è l'umorismo de I guardiani della galassia né la filosofia di Star wars, il film abita piani più bassi, ma c'è spazio per il divertimento e per un discorso importante sulla riparazione delle colpe in materia di guerre tra i popoli.
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