I personaggi e le voci: Paprika/Federica De Bortoli, Atsuko Chiba/Perla Liberatori,
Shima/Giorgio Lopez, Tokita/Simone Mori, Konakawa/Michele Gammino, Presidente/Renato Mori, Ricercatore/Fabrizio Manfredi. |
Note: "Paprika": i sogni son santuari
Tratto da un romanzo di Tsutsui Yasutaga, "Paprika" è una vivacissima e sfolgorante girandola di colori e visioni, una declinazione high-tech della
materia onirica. In un puro distillato di Giappone: Kon Satoshi fonde ultrapop, riferimenti alla tradizione, assurdità, viaggiando divertito sull'onda
di un flusso di pensieri analogici. Nel caos, a tratti anche eccessivo e indecifrabile, emerge il gusto cinefilo dell'autore che gioca, frenetico,
con i livelli di realtà, ricordando nel plot il poco riuscito "The Cell" di Tarsem (il viaggio di un individuo nella psiche di un altro,
attraverso un'interfaccia tecnologica), ma soprattutto l'infinito sgretolarsi degli universi de "Le tre stimmate di Palmer Eldritch",
seminale romanzo sci-fi di Philip K. Dick.
Un nucleo narrativo, in altre parole, estremamente sgusciante. Tanto più che la dimensione del sogno apre il campo ad un numero esponenziale di simboli,
ed il film tinge il sottile messaggio esistenziale che lo pervade (i sogni come nucleo ultimo e inattaccabile, vero e proprio santuario,
del nostro essere umani) con parentesi di ironia, sentimento, sensualità. Pigiando solo a tratti, peraltro in modo convincente, sul pedale dell'azione
pura, confermando un tratto abbastanza classico dell'anime come l'approccio contraddittorio nei confronti della tecnologia, irrinunciabile e pericolosa.
Il patto con lo spettatore, però, è che non venga ricercata con troppa ostinazione una linea d'intreccio salda o esplicita, onestamente troppo
intermittente e vaga anche considerando l'irrealtà della dimensione cui si fa riferimento, ma che ci si lasci intrattenere dal pregio grafico,
dalla vitalità visuale, dal valido (energico, ma con discrezione) commento audio. |