Il regista: Alain Resnais nasce a Vannes, Francia, il 3 giugno 1922.
Grande sperimentatore, fin dai suoi primi cortometraggi è riuscito a misurarsi con originalità in generi diversi,
cambiando ogni volta soggettisti e sceneggiatori.
Dopo più di dieci anni dedicati alla produzione di film documentari - tra cui alcune interpretazioni di Van Gogh e
il profondo "Notte e nebbia" del 1955, pellicola sull'Olocausto girato nei campi di concentramento - realizza nel 1959
un capolavoro internazionalmente riconosciuto: "Hiroshima, mon amour", sceneggiato da Marguerite Duras.
Nel film si sviluppa una storia d'amore tra un architetto giapponese e una francese in viaggio in Giappone.
Due anni più tardi, è il 1961, Resnais dirige un'altra grande opera, "L'anno scorso a Marienbad".
La storia si svolge all'interno di un castello senza tempo, dove presente e passato si confondono.
Nel 1963 è la volta di "Muriel, il tempo di un ritorno", una pellicola forte e drammatica,
che spezza in piccoli frammenti la vita e i ricordi dei personaggi: persone normali calate nel contesto comune della provincia.
Seguono "La guerra è finita" e "Je t'aime, je t'aime", in cui Resnais costruisce un 'originale' genere fantascientifico,
con cui affronta tematiche difficili con una vena grottesca e comica. Il film non piace al pubblico e si dimostra un vero e
proprio insuccesso, tanto da spingere il regista a rimanere lontano dalla scena per molti anni.
Il ritorno dietro la macchina da presa è datato 1977 e coincide con il suo capolavoro, "Providence",
in cui mai come prima prendono forma le sue teorie. L'artista, secondo Resnais, non è il vero creatore della sua opera,
ma uno spettatore di ciò che la sua mente produce liberamente. Seguono la commedia filosofica "Mon oncle d'Amérique"
(Premio speciale della Giuria a Cannes) e l'intricato "La vita è un romanzo".
"L'amour à mort" arriva nel 1984: scritto da Jean Gruault, è il più lineare dei film di Resnais ed è interpretato tra
gli altri da una eccellente Sabina Azéma.
Dopo "Melò" e "Voglio tornare a casa!" - in cui per la prima volta si cimenta con la comicità e la farsa,
manifestando il suo amore per i fumetti - è il momento di "Smoking/No Smoking",
interpretato da Sabine Azéma e Pierre Arditi. Ultimi, "Parole, parole, parole..." (1997),
scritto dalla coppia di autori-attori J.-P. Bacri-A. Jaoui,
e il drammatico "Cuori" del 2006, premiato a Venezia per la miglior regia.
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Note:
Su un testo di Marguerite Duras, Resnais, cineasta della memoria,
ha fatto un film incantatorio e dialettico la cui importanza innovatrice e precorritrice nell'evoluzione del
linguaggio filmico ha superato la prova del tempo. Il suo fascino nasce dall'impiego dei contrari (Nevers e Hiroshima,
l'amante tedesco ucciso e l'amante giapponese di 36 ore senza domani, l'etnia e la cultura diverse,
il passato e il presente, la percezione e l'immagine mentale, la necessità della memoria e la fatalità dell'oblio,
il dialogo e il monologo, il documentario e la poesia, la realtà quotidiana e l'incantatrice litania erotica),
dalla dialettica tra fascinazione e decostruzione, tra partecipazione e distanziazione.
Nel trasformare il ricordo (uno stato) in memoria (un atto) la donna si libera di quell'incantesimo e ricomincia a vivere.
Fotografia di Sacha Vierny e Michio Tanasaki, musiche di Giovanni Fusco e Georges Delerue. Una data nella storia del cinema.
Distribuito in Giappone nel 1961 come Un'avventura di 24 ore. Parzialmente rifatto in H-Story (2001) di Nobuhiro Suwa.
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