TRAMA: Rimasta intrappolata in una distesa di
petrolio nei Mari del Nord, la gabbiana Kengah riesce a trascinarsi fino al
terrazzo di una casa dove un grosso gatto nero, Zorba, sta dormendo. La gabbiana
morente deposita il suo uovo e lo affida al gatto facendosi promettere che non
lo mangerà, che farà nascere il suo piccolo, che se ne occuperà e gli
insegnerà a volare. Non sarà facile mantenere l'ultima promessa, soprattutto perché
la gabbianella Fortunella, detta Fifi, si crede un micio... Tratto dal bel racconto
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a
volare (1996) di Luis Sepúlveda, è il secondo lungometraggio di animazione di E. D'Alò dopo
La freccia azzurra: costato 2 anni di lavoro (si è parlato di 2 TIR di matite consumate per i disegni) e 10 miliardi di budget è, come il libro, una intelligente e delicata favola sulla tolleranza e il rispetto dei diversi con impliciti contenuti ecologisti. I disegni e
l'animazione sono bellissimi, colorati, di grosso impatto figurativo e psicologico e segnano un passo avanti rispetto all'opera precedente. La colonna sonora di David Rhodes è di grande efficacia e il cast dei doppiatori eccezionale, da Carlo Verdone (il gatto
Zorba) ad Antonio Albanese (il Grande Topo) e Melba Ruffo (Fifi), passando per lo stesso L. Sepúlveda che dà la voce al personaggio di sé stesso in cartone animato, l'autore che racconta la storia. |