ANPLAGGHED
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(2006) |
Il cast tecnico: Regia: Rinaldo Gaspari. Regia teatrale di Arturo Brachetti.
Musiche: Gino Marcelli. Prodotto da: Paolo Guerra.
Testi: Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Giorgio Gherarducci, Marco Santin, Carlo Taranto,
Valerio Bariletti, Arturo Brachetti, Cesare Alberto Gallarini.
Distribuzione: Medusa. Origine: Italia. Durata: 1 h e 40’.
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Gli interpreti:
Aldo Baglio, Giovanni Storti, Giacomo Poretti, Silvana Fallisi. |
Commento:
Dopo il successo della scorsa stagione, "Anplagghed" lo spettacolo teatrale di Aldo, Giovanni e Giacomo approda sul grande schermo.
I tre comici tornano a farci ridere attraverso una nuova galleria di 'piccoli mostri' tontoloni e cinici:
teppistelli imbranati, spacciatori improbabili, vicini di casa litigiosi e personaggi strampalati alle prese con i piccoli e grandi
problemi di tutti i giorni. Sullo sfondo la vita in un quartiere di periferia di una grande metropoli,
un ritratto della Terra raccontato da tre astronauti avveniristici e cialtroni e da un robottino un po' secchione atterrati con la
loro Enterprise su un pianeta sconosciuto abitato da alieni: gli spettatori.
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Critica:
"Anplagghed al cinema": Maometto e la montagna
Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto... E i nostri tre comici, i più visti della scorsa stagione teatrale,
si devono esser fatti ispirare da cotanto esempio. E così, per raggiungere i tanti fan che non erano riusciti ad assicurarsi il
biglietto per lo spettacolo in turnè in tutta Italia, hanno portato lo spettacolo al Cinema rendendolo più accessibile.
Chiaramente nel passaggio al grande schermo pro e contro inediti fanno il loro ingresso, e così a fronte di una maggior gestibilità
dei tempi morti e dei cambi di scena - qui riempiti con animazioni e scenette di contorno - si deve rinunciare ad alcuni
degli sketch visti 'dal vivo', tagliati per esigenze evidenti, ma che non pesano nell'assenza, visto che il risultato resta comunque
un excursus completo e rende bene il senso della versione originaria decretando in fondo il successo dell'esperimento.
I tre ormai sempre più però sembrano un 'prodotto' per affezionati, per gente pronta a ridere di gesti e dinamiche che non certo
dell'innovazione fanno il proprio cavallo di battaglia. Vero è che la mimica e i personaggi continuano a funzionare
(anche se la gestualità di Aldo, che per prima era diventata emblema della riconoscibilità del trio, ora è la prima a
non 'soprendere', mentre invece Giovanni continua a mostrare una professionalità eccezionale e una mimica che merita il primo piano).
Si gioca con molti temi, pescando in un quotidiano di menefreghismo e razzismo (per chi lo riesce a vedere, pensando),
senza "scavare" e con leggerezza, come i tre amano fare, giocando con le parole (favoloso il coinvolgismo da museo) e concedendosi (poco?)
al contatto diretto col pubblico, anche se solo nel finale. A tratti sembra si punti sula concitazione per smuovere ed emozionare il pubblico,
peccato averne bisogno, ma forse è un'impressione...
di: Mattia Pasquini
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