Recensione: "Due single a nozze": Imbucati speciali
L' 'American Pie style' si intrufola nell'upper class americana, tra politici, grandi ricchi e tutta quella varia 'nobiltà' statunitense,
che si fregia di amicizie altolocate, titoli di studio in college prestigiosi, comuni passioni per sport d'elite. Con una comicità a tratti sboccata,
ma sempre d'effetto, "Due single a nozze" mette in luce, esasperandoli, i vizi, i tic, le manie di questa casta.
Partitelle di rugby tra amici che degenerano in scene violente, il culto della forma fisica e del denaro,
il voler mostrare un'immagine di sé impeccabile e patinata,
magari tenendo in secondo piano i membri della famiglia più 'scomodi': la nonnina senza peli sulla lingua,
l'unico figlio maschio gay con il pallino della pittura.
La vivace regia di David Dobkin ("Il sapore del sangue", "Due cavalieri a Londra") si fa frenetica nelle scene più concitate e intricate,
quando le situazioni surreali si sommano una all'altra, in un risultato che sfiora il grottesco.
E che, come insegnano i fratelli Farrelly di "Tutti pazzi per Mary", è di sicuro successo.
Flaminia Festuccia |